Disturbi dell’alimentazione e depressione clinica

A cura di: Riccardo Dalle Grave

Unità di Riabilitazione Nutrizionale Casa di Cura Villa Garda

La maggior parte dei pazienti con disturbi dell’alimentazione ha bassa autostima, frequenti pensieri di autocritica e un tono dell’umore depresso. Questi problemi sono nella maggior parte dei casi la conseguenza del disturbo dell’alimentazione. Per esempio, il basso peso si associa a sbalzi del tono dell’umore, a tono dell’umore depresso, a diminuzione dell’energia, a difficoltà del sonno, a diminuzione interesse sessuale e a un aumento dell’ossessività. Le abbuffate spesso generano vergogna, sensi di colpa, tristezza e autocritica. La restrizione dietetica prolungata si associa frequentemente a irritabilità e a diminuzione della concentrazione, mentre il danneggiamento delle relazioni interpersonali può portare il paziente a sentirsi senza valore e non amato.

Le variazioni del tono dell’umore secondarie alle caratteristiche cliniche del disturbo dell’alimentazione regrediscono con la remissione del disturbo e non necessitano di essere affrontate direttamente.

In un sottogruppo di pazienti è presente però una condizione di depressione clinica non secondaria alle caratteristiche cliniche del disturbo dell’alimentazione. L’esperienza del gruppo CREDO dell’Università di Oxford, confermata anche dalle osservazioni del gruppo della Casa di Cura Villa Garda, ha portato a concludere che la depressione clinica  interagisce negativamente con il disturbo dell’alimentazione e con la capacità dei pazienti di usare la terapia cognitivo comportamentale migliorata (CBT-E). I vissuti depressivi, infatti, portano a pensare che non sia possibile cambiare, la diminuzione dell’energia porta a non ingaggiarsi nel trattamento e la scarsa concentrazione fa ritenere meno le informazioni. In questi casi è necessario curare la depressione clinica e non solo il disturbo dell’alimentazione.

Il trattamento adottato a Villa Garda per la cura della depressione clinica segue le linee guida della CBT-E ambulatoriale suggerite dal gruppo CREDO dell’Università di Oxford. Il trattamento prevede l’uso dei farmaci antidepressivi (per es. fluoxetina) a dosaggio pieno per un periodo di nove mesi. La scelta di usare i farmaci e non una psicoterapia per la cura della depressione clinica dipende da due osservazioni: (i) la psicoterapia richiede molto tempo e il progresso è limitato dal disturbo dell’alimentazione; (ii) i farmaci antidepressivi funzionano generalmente bene.

La diagnosi di depressione clinica coesistente con il disturbo dell’alimentazione è descritta nella Tabella.

Alcuni pazienti hanno riserve nell’assumere gli antidepressivi che in genere dipendono dalla depressione clinica stessa e dall’indecisione e procrastinazione accentuata dal disturbo dell’alimentazione. In questi casi vanno esplorate le riserve dei pazienti fornendo loro le seguenti informazioni:

  1. Assumere antidepressivi non è un segno di debolezza; essi non interferiscono con la capacità di fare le cose della vita.
  2. La risoluzione della depressione clinica permette di fare un’efficace psicoterapia per il disturbo dell’alimentazione.
  3. Gli antidepressivi non creano dipendenza, non aumentano il tono dell’umore (trattano solo la depressione) e hanno pochi effetti collaterali.
  4. La fluoxetina non aumenta l’appetito e il peso (a 60 mg riduce la frequenza di abbuffate); c’è solo una maggiore sensibilità agli effetti inebrianti dell’alcool per cui bisogna bere con cautela.
  5. La fluoxetina può avere i seguenti effetti sulle caratteristiche cliniche del disturbo dell’alimentazione:
    1. Diminuzione della frequenza abbuffate e delle caratteristiche cliniche secondarie (paura di perdere il controllo, depressione secondaria); è un effetto diretto che si osserva anche in pazienti non depressi.
    2. Raramente il miglioramento si estende alla preoccupazione per il peso e la forma del corpo.I pazienti sottopeso possono iniziare a mangiare meno per un aumento della loro determinazione ed energia o possono mangiare di più per un ritorno dell’appetito e della voglia di socializzare.

Tabella. Diagnosi della depressione clinica associata al disturbo dell’alimentazione*


  • Intensificazione recente delle caratteristiche depressive (in assenza di cambiamenti del disturbo dell’alimentazione).
  • Pensieri negativi pervasivi ed estremi (oltre le preoccupazioni sul peso, sulla forma del corpo e sul controllo alimentazione)
    • Pensieri negativi globali.
    • Senso d’impotenza generale (per es. vedere il futuro totalmente negativo, assenza di futuro, rassegnazione).
    • Ricorrenti pensieri di morte.
    • Pensieri e piani di suicidio.
    • Sensi di colpa per eventi e circostanze non legati al disturbo dell’alimentazione.
  • Diminuzione degli interessi e del coinvolgimento con gli altri (oltre a qualsiasi danno arrecato in precedenza dal disturbo dell’alimentazione)
    • Diminuzione della socializzazione.
    • Interruzione delle attività abituali (per es. leggere il giornale, ascoltare la radio, leggere la posta, pagare le bollette).
  • Diminuzione dell’energia e della capacità di prendere decisioni.
    • Diminuzione nella capacità a motivarsi a fare delle cose abituali (per es. lavorare, fare sport).
    • Procrastinazione.
  • Altre caratteristiche
    • Pianto frequente.
    • Tralasciare l’igiene e l’apparenza personale.
    • Insorgenza tardiva del disturbo dell’alimentazione (per es. dopo i 30 anni).
    • Modalità atipiche nelle sedute (per es. tono dell’umore basso persistente).
    • Scarsa risposta alla prima fase di trattamento.
    • Non fare i compiti tra le sedute per la mancanza d’interesse ed energia.

*Adattata da Fairburn CG. Cognitive Behavior Therapy and Eating Disorders. New York: Guilford Press; 2008.