Stiamo realmente conducendo trattamenti evidence-based per i disturbi dell’alimentazione? Come i pazienti con disturbi dell’alimentazione descrivono la loro esperienza della terapia cognitivo comportamentale.

Fonte: Natasha D. Cowdrey, Glenn Waller. Are we really delivering evidence-based treatments for eating disorders? How eating-disordered patients describe their experience of cognitive behavioral therapy. Behaviour Research and Therapy  75. Ottobre 2015, 72-77.

A cura di Massimiliano Sartirana & Riccardo Dalle Grave

Nonostante oggi i clinici abbiano a disposizione trattamenti psicologici basati sull’evidenza per curare i disturbi dell’alimentazione, essi sono raramente utilizzati nei servizi clinici. I resoconti dei pazienti, infatti, sebbene siano stati valutati da pochi studi, suggeriscono che i terapeuti non conoscono adeguatamente le procedure dei trattamenti evidence-based o che deviano in modo sostanziale dal loro protocollo.

Cowdrey e Waller, in un articolo recentemente pubblicato su BRAT, hanno valutato dai resoconti dei pazienti l’aderenza alle procedure terapia cognitivo comportamentale (CBT) per i disturbi dell’alimentazione.

Lo studio ha valutato 157 pazienti reclutati da tre organizzazioni di supporto sui disturbi dell’alimentazione (Beat in Inghilterra; Project Heal in USA e Butterfly Foundation in Australia) che riportavano di avere ricevuto la CBT (come definita dal loro terapeuta) almeno una volta.  I partecipanti hanno compilato un questionario on-line diviso in tre sezioni: (i) caratteristiche demografiche dei pazienti; (ii) andamento del disturbo dell’alimentazione e (iii) componenti del trattamento.

I risultati hanno evidenziato che il numero totale delle sedute è stato molto ampio (da 1 a 400), con un numero medio molto superiore a quello raccomandato dalla CBT evidence-based (in particolare per la bulimia nervosa, 45 sedute rispetto alle 20 previste).

Sebbene alcuni elementi CBT generici ed evidence-based siano utilizzati dalla maggioranza dei clinici, alcune procedure centrali del protocollo (per es. pesare il paziente, stabilire l’agenda e l’automonitoraggio) non sono sempre usate. Tre quarti dei partecipanti ha riferito di usare procedure non specifiche della CBT per i disturbi dell’alimentazione, ma evidence based, come la “mindfulness”. Circa la metà dei partecipanti ha riferito di utilizzare procedure prive di supporto empirico, come le tecniche di rilassamento, e oltre i due terzi di affrontare quello che passava in quel momento nella mente del paziente. Incredibilmente, circa un quarto dei pazienti riferiva che i loro terapeuti rimanevano in silenzio regolarmente per la maggior parte del tempo della seduta.

Le analisi hanno evidenziato la presenza di tre cluster di trattamento: (i) CBT-leggera (uso del diario dei pensieri, degli esperimenti comportamentali e della psicoeducazione, ma assenza di misurazione del peso e dell’automonitoraggio), riportata dal 47,6% dei partecipanti; (ii)  CBT-non specifica (uso di procedure CBT non specifiche per i disturbi dell’alimentazione) riportata dal 34% dei partecipanti); (iii) CBT-completa (trattamento che includeva la misurazione del peso regolare, il monitoraggio e una minor attenzione per l’esplorazione dei problemi dell’infanzia) riportata dal 18,4% dei partecipanti.

L’analisi per diagnosi di disturbo dell’alimentazione ha evidenziato che i partecipanti con bulimia nervosa ricevevano con maggior probabilità la CBT-completa, rispetto a quelli con anoressia nervosa e disturbo dell’alimentazione atipico. L’analisi in base all’età del terapeuta ha evidenziato invece che la CBT-completa era condotta con più probabilità da terapeuti tra i 21 e i 30 anni rispetto a quelli di 31-40 anni e oltre i 40 anni. Infine, lo studio ha evidenziato che solo una minoranza di pazienti (20%) riferisce di avere ricevuto un trattamento caratterizzato dalle procedure descritte nel protocollo CBT evidence-based.

I motivi della scarsa aderenza dei terapeuti alle terapie evidence-based per i disturbi dell’alimentazione sono molteplici, ma il principale, a nostro avviso, è la mancanza di percorsi formativi universitari e post-universitari su questi specifici ed efficaci interventi psicologici. Per fare fronte a questo grave problema, in Italia  è stato istituito il Master in Terapia e Prevenzione dei Disturbi dell’alimentazione e dell’Obesità per il conseguimento del 1st Certificate of Professional Training in Eating Disorders and Obesity di Verona  (corsi@positivepress.net – http://www.positivepress.net) e in Inghilterra il website center training nella CBT-E presso il centro Credo di Oxford (http://credo-oxford.com).