In Italia non abbiamo un osservatorio epidemiologico per i disturbi dell’alimentazione

A cura di Riccardo Dalle Grave

Direttore dell’Unità di Riabilitazione Nutrizionale della Casa di Cura Villa Garda

In Italia non abbiamo un osservatorio epidemiologico sui disturbi dell’alimentazione e per tale motivo non conosciamo la distribuzione reale di questi disturbi nel nostro Paese.

L’ultimo studio italiano pubblicato con dati attendibili è dell’Università di Padova e risale al 2003, 17 anni fa! Lo studio aveva evidenziato una prevalenza lifetime (cioè la percentuale di persone che hanno avuto il disturbo in qualsiasi fase della loro vita) dell’anoressia nervosa del 2%, della bulimia nervosa del 4,6% e degli altri disturbi dell’alimentazione del 6,3% (totale 11%) (Favaro, Ferrara, & Santonastaso, 2003). Non abbiamo dati italiani attendibili italiani sulla prevalenza nelle varie regioni italiane e nei maschi.

Per stimare la prevalenza dei disturbi dell’alimentazione in Italia dobbiamo perciò fare riferimento a studi eseguiti in altri Paesi occidentali. L’ultimo  studio ben condotto pubblicato nel 2020 ha trovato che la prevalenza lifetime dei disturbi dell’alimentazione in Finlandia è del 17,9% nelle donne e del 2,4% nei maschi (anoressia nervosa 6,2% nelle femmine e 0,3% nei maschi; bulimia nervosa 2,4% nelle femmine e 0,16% nei maschi, altri disturbi dell’alimentazione 5,1% nelle femmine e 1,9% nei maschi) (Silén et al., 2020).

Per quanto riguarda la prevalenza puntuale o point prevalence (cioè la percentuale di persone con il disturbo in un determinato momento, per es. il 1 gennaio di un determinato anno) in Europa, una revisione pubblicata nel 2016 ha riportato i seguenti dati (Keski-Rahkonen & Mustelin, 2016): anoressia nervosa 1-4%, bulimia nervosa 1-2%, disturbo da binge-eating <1-4%, altri disturbi dell’alimentazione 2-3%, disturbi dell’alimentazione nei maschi 0.3-0.7%

Poiché l’incidenza (cioè il numero di nuovi casi per 100.000 persone-anno) dei disturbi dell’alimentazione è relativamente bassa, pochi studi hanno esaminato la hanno valutata nella popolazione. È infatti quasi impossibile fare uno screening di 100.000 persone per molti anni. Per tale motivo l’incidenza dei disturbi dell’alimentazione è stata stimata basandosi prevalentemente sui casi identificati dalle cartelle cliniche ospedaliere e dai registri dei casi nei centri clinici che li trattano.

Nonostante le diverse strategie usate, i risultati disponibili indicano che si è verificato un incremento nell’incidenza dell’anoressia nervosa dal 1930 al 1970, ma da allora l’incidenza sembra essersi stabilizzata attorno a circa 4-8 casi per 100.000 persone-anno (Hoek, 2017).

Nella fascia di età tra 15-19 anni, però. l’incidenza dell’anoressia nervosa sembra essere aumenta significativamente passando da 56,4 per 100.000 persone-anno nel periodo 1985-1989 a 109,2 per 100.000 persone-anno nel periodo 1995-1999 (van Son, van Hoeken, Bartelds, van Furth, & Hoek, 2006). Questo dato è in linea con uno studio italiano eseguito su pazienti che hanno richiesto un trattamento ambulatoriale in un centro universitario di Padova dal 1985 al 2008. Lo studio ha trovato una diminuzione dell’età di insorgenza dell’anoressia nervosa da 18,6 anni nel periodo 1970-1972 a 16,8 anni nel periodo 1979-1981 (Favaro, Caregaro, Tenconi, Bosello, & Santonastaso, 2009).

Al contrario, l’incidenza della bulimia nervosa sembra essere diminuita (Hoek, 2017). Per esempio in Olanda è passata da 8,6 per 100.000 persone anno nel periodo 1985-1989 a 6,1 per 100.000 persone anno nel  periodo 1995-1999 (van Son et al., 2006). Questi dati vanno presi con cautela perché un elevato numero di persone affette da bulimia nervosa non è in trattamento ed è più difficile individuare i casi di bulimia nervosa rispetto a quelli dell’anoressia nervosa.

In Italia, a parte lo studio di Padova, non è stato eseguito nessun altro studio di incidenza, per cui non sappiamo se ci siano state delle variazioni nel corso degli anni sul numero delle persone che si sono ammalate di disturbi dell’alimentazione.

L’assenza di un osservatorio epidemiologico italiano non ci permette di rispondere ad alcune domande fondamentali per comprendere i disturbi dell’alimentazione e cioè quando insorgono, quanto sono frequenti, come evolvono e quali sono i fattori di rischio.

La risposta a queste domande si basa per lo più su osservazioni cliniche e casi aneddotici che presentano un rischio elevato di bias. Gli errori di interpretazione possono far dedicare risorse economiche al trattamento dei disturbi dell’alimentazione in modo improprio e facilitano la diffusone di interventi preventivi e terapeutici non comprovati dalla ricerca scientifica.

Utilizzando, invece, le informazioni tracciate dai database clinici, dai registri sanitari, dai sondaggi nella comunità le stime diventano più accurate e questo avrebbe importanti effetti positivi. Conoscere, per esempio, la prevalenza dei disturbi dell’alimentazione in Italia permetterebbe di comprendere il loro impatto sulla salute pubblica, e di pianificare le risorse economiche della sanità in base alla loro prevalenza reale e di programmarle in base alla loro variazione temporale usando dei modelli previsionali. In altre parole, si potrebbero ottimizzare le risorse per far fronte ai reali bisogni della popolazione, dei pazienti e delle loro famiglie. Infine, avere dei dati attendibili, sulla reale incidenza dei disturbi dell’alimentazione, permetterebbe di stimare la probabilità che le persone sviluppino questi disturbi e, nel caso si osservino delle variazioni nel numero delle persone colpite, anche di identificare alcuni fattori ambientali di rischio che potrebbero essere affrontati con specifici programmi di prevenzione.

Referenze

Favaro, A., Caregaro, L., Tenconi, E., Bosello, R., & Santonastaso, P. (2009). Time trends in age at onset of anorexia nervosa and bulimia nervosa. Journal of Clinical Psychiatry, 70(12), 1715-1721. doi:10.4088/JCP.09m05176blu

Favaro, A., Ferrara, S., & Santonastaso, P. (2003). The spectrum of eating disorders in young women: a prevalence study in a general population sample. Psychosom Med, 65(4), 701-708. doi:10.1097/01.PSY.0000073871.67679.D8

Hoek, H. W. (2017). Epidemiology of eating disorders. In K. D. Brownell & B. T. Walsh (Eds.), Eating disorders and obesity (pp. 237-242). New York: Guilford Press.

Keski-Rahkonen, A., & Mustelin, L. (2016). Epidemiology of eating disorders in Europe: prevalence, incidence, comorbidity, course, consequences, and risk factors. Current Opinion in Psychiatry, 29(6), 340-345. doi:10.1097/yco.0000000000000278

Silén, Y., Sipilä, P. N., Raevuori, A., Mustelin, L., Marttunen, M., Kaprio, J., & Keski-Rahkonen, A. (2020). DSM-5 eating disorders among adolescents and young adults in Finland: A public health concern. The International journal of eating disorders, 10.1002/eat.23236. doi:10.1002/eat.23236

van Son, G. E., van Hoeken, D., Bartelds, A. I. M., van Furth, E. F., & Hoek, H. W. (2006). Time trends in the incidence of eating disorders: a primary care study in the Netherlands. The International journal of eating disorders, 39(7), 565-569. doi:10.1002/eat.20316