Riccardo Dalle Grave
Le diete a basso contenuto di carboidrati che restringono l’introito di carboidrati in favore di un incremento dell’assunzione di grassi o di proteine o di entrambi sono diventate una strategia popolare di perdita di peso consigliata anche da molti specialisti, sebbene non sembri avere maggior successo a lungo termine rispetto alle diete con una composizione di nutrienti più bilanciata. Inoltre, gli effetti a lungo termine sulla salute delle diete a basso contenuto di carboidrati sono controversi, perché la riduzione dell’assunzione dei carboidrati è spesso associata con la diminuzione dell’introito di frutta e fibra e l’aumento dell’introito di proteine animali ricche di colesterolo e grassi animali: un tipo di dieta che sembra essere un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari e la mortalità.
Un recente studio pubblicato su Lancet Public Health ha studiato l’associazione tra l’assunzione di carboidrati e mortalità. Gli autori hanno valutato 15.428 adulti di età compresa tra 45 e 64 anni in quattro comunità statunitensi, che hanno completato un questionario dietetico al momento del loro reclutamento nell’Atherosclerosis Risk in Communities (ARIC) study (tra il 1987 e il 1989) e che non riportavano un introito clorico estremo (<600 kcal o >4.200 kcal al giorno per gli uomini e <500 kcal o >3.600 kcal al giorno per le donne).
Gli autori, che hanno posto “tutte le cause di mortalità” come outcome primario dello studio, hanno studiato l’associazione tra la percentuale di energia da assunzione di carboidrati e mortalità per tutte le cause, considerando la possibili relazioni non-lineari presenti in questa coorte. Inoltre, hanno esaminato questa associazione in una meta-analisi, combinando i dati ARIC con quelli dell’assunzione di carboidrati riportati da sette studi prospettici multinazionali (coorti nord americane, europee, asiatiche e multinazionali). Infine, hanno valutato se la sostituzione dei carboidrati con fonti animali o vegetali di grassi e proteine influenzi la mortalità.
Durante un follow-up mediano di 25 anni ci sono stati 6.283 morti nella coorte ARIC e 40.181 morti in tutti gli studi di coorte. Nella coorte ARIC coorte, dopo un aggiustamento multivariabile, è stata osservata un’associazione con una curva a U tra la percentuale di energia consumata dai carboidrati (media 48,9%, DS 9,4) e la mortalità: una percentuale del 50-55% di energia da carboidrati è risultata associata con il minor rischio di mortalità. Nella metaanalisi di tutte le coorti (432.179 partecipanti), sia il basso consumo di carboidrati (< 40%) che il consumo elevato di carboidrati (> 70%) hanno conferito un maggiore rischio di mortalità rispetto all’assunzione moderata, che era consistente con un’associazione di una curva a U. Tuttavia, i risultati variano in base alla fonte di macronutrienti: la mortalità aumenta quando i carboidrati sono stati sostituiti da grassi o proteine animali e diminuisce quando sono stati scambiati con fonti vegetali.
Figura. Curva a U che mostra l’associazione tra la percentuale dell’energia dai carboidrati e tutte le cause di mortalità nella coorte ARIC
I risultati di questi studio indicano che il rischio di mortalità è minimo con l’assunzione del 50-55% di carboidrati e aumenta con l’assunzione di basse (< 40%) ed elevate quantità (>70%) di carboidrati. In particolare i modelli dietetici a basso contenuto di carboidrati che favoriscono l’assunzione di fonti animali di grassi e proteine, come l’agnello, il manzo, il maiale e il pollo, sono associati con una maggiore mortalità, mentre quelli che favoriscono l’assunzione di grassi e proteine vegetali, come gli ortaggi, le noci, il burro di arachidi e il pane integrale, sono associati con una minore mortalità: un dato che suggerisce l’importanza della fonte del cibo nell’influenzare l’associazione tra assunzione di carboidrati e mortalità.
Ci sono molte spiegazioni per i risultati di questo studio. Le diete a basso contenuto di carboidrati tendono a provocare un introito ridotto di verdura, frutta e cereali e un introito aumentato di proteine animali, come osservato nella coorte ARIC, che è stata associata con la più alta mortalità. È probabile che nell’associazione con la mortalità siano coinvolte le diverse quantità di componenti dietetici bioattivi (es. aminoacidi a catena ramificata, acidi grassi, fibre, sostanze fitochimiche, ferro eme, vitamine e minerali) presenti nelle diete a basso contenuto di carboidrati rispetto alle diete equilibrate. Inoltre è stato ipotizzato che le diete a basso contenuto di carboidrati con un basso contenuto di vegetali e un alto contenuto di grassi e proteine animali stimolino le vie infiammatorie, l’invecchiamento biologico e lo stress ossidativo. Dall’altra parte dello spettro, le diete ad alto contenuto di carboidrati, frequentemente adottate in Asia e nelle nazioni economicamente meno avvantaggiate, che tendono ad essere ricche di carboidrati raffinati, come il riso bianco, sembrano riflettere l’assunzione di cibo di qualità scadente e conferire un carico glicemico cronicamente elevato che può portare a conseguenze metaboliche negative.
In conclusione, questi dati forniscono un’ulteriore evidenza che le diete a basso contenuto di carboidrati basate su fonti alimentari animali dovrebbero essere scoraggiate e che un’assunzione equilibrata di carboidrati attorno al 50-55% del introito calorico totale è la migliore scelta nutrizionale per avere una più lunga aspettativa di vita
Fonte
Seidelmann, S. B., Claggett, B., Cheng, S., Henglin, M., Shah, A., Steffen, L. M., . . . Solomon, S. D. (2018). Dietary carbohydrate intake and mortality: a prospective cohort study and meta-analysis. Lancet Public Health, 3(9), e419-e428. doi:10.1016/s2468-2667(18)30135-x