Riccardo Dalle Grave
L’obesità è stata tradizionalmente considerata un fattore di rischio per varie malattie. Tuttavia, è sempre più riconosciuta come una malattia dalle società mediche e dai governi. Ad esempio, le Linee guida cliniche canadesi sulla obesità negli adulti del 2020 hanno affermato che: “L’obesità è una malattia cronica prevalente, complessa, progressiva e recidivante, caratterizzata da un accumulo anomalo o eccessivo di grasso corporeo (adiposità) che compromette la salute.” Allo stesso modo, nel 2024, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha definito l’obesità come “una malattia cronica e complessa caratterizzata da eccessivi depositi di grasso che possono compromettere la salute.”
Tuttavia, la concettualizzazione dell’obesità come malattia, piuttosto che come semplice fattore di rischio per altre malattie, rimane altamente controversa e ha implicazioni significative sia per gli interventi di sanità pubblica che per gli individui che convivono con l’obesità.
Il principale punto controverso deriva dalle soglie dell’Indice di Massa Corporea (IMC) utilizzate dall’OMS per definire l’obesità, che sono state progettate e studiate come predittori di malattie o mortalità futura nella popolazione, ma non come misure di malattia esistente in un singolo individuo. Infatti, alcune persone con un BMI di 30 o superiore — tradizionalmente utilizzato per definire l’obesità —non sperimentano disfunzioni degli organi o limitazioni fisiche. Al contrario, altre persone con un BMI inferiore a 30 sviluppano danni e complicazioni legate all’obesità Esistono anche persone con un BMI elevato, bassa adiposità e alta densità muscolare (ad esempio, bodybuilder/atleti con corpi più grandi).
La Commissione Lancet Diabetes & Endocrinology
La Commissione Lancet Diabetes & Endocrinology ha recentemente affrontato questa controversia con l’obiettivo di stabilire criteri oggettivi per diagnosticare l’obesità clinica, supportando le decisioni cliniche, prioritizzando i trattamenti terapeutici e orientando le strategie di sanità pubblica.
Per raggiungere questo obiettivo, un gruppo di 58 esperti provenienti da diverse discipline mediche e paesi ha esaminato le evidenze disponibili e partecipato a un processo di consenso strutturato. Il gruppo includeva anche persone con esperienza personale di obesità per garantire che le prospettive dei pazienti fossero completamente considerate.
Definizioni e implicazioni cliniche
Obesità: Una condizione caratterizzata da eccesso di adiposità, con o senza alterazioni nella distribuzione dei depositi di grasso o cambiamenti funzionali nel tessuto adiposo. La presenza di eccesso di adiposità può essere raggiunta attraverso uno dei seguenti quattro criteri:
- BMI ≥ 30 più una misura antropometrica elevata (ad esempio, circonferenza vita ≥ 102 cm per gli uomini e ≥ 88 cm per le donne; rapporto vita-fianchi > 0,90 per gli uomini e > 0,85 per le donne; rapporto vita-altezza > 0,5)
- Due misure antropometriche elevate indipendentemente dal BMI
- Misurazione diretta del grasso corporeo, come una scansione DEXA
- BMI ≥ 40
*I valori sono per la popolazione caucasica; i criteri per altri gruppi etnici possono variare.*
Obesità preclinica: Uno stato di eccesso di adiposità in cui la funzione di altri tessuti e organi rimane intatta, ma è associato a un aumentato rischio di sviluppare obesità clinica e altre malattie croniche non trasmissibili, come diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari, alcuni tumori e disturbi della salute mentale.
Obesità clinica: Una malattia cronica dovuta solo all’obesità, caratterizzata da segni e sintomi di disfunzione degli organi in corso e/o ridotta capacità di svolgere attività quotidiane (ad esempio, fare il bagno, vestirsi, usare il bagno, mantenere la continenza o mangiare). Le persone che vivono con obesità clinica hanno una ridotta funzionalità dei tessuti o degli organi a causa dell’obesità, come ad esempio:
- Dispnea causata dagli effetti dell’obesità sul cuore o sui polmoni.
- Un insieme di anomalie metaboliche.
- Dolore al ginocchio o all’anca con rigidità articolare e ridotto raggio di movimento.
- Disfunzione di altri organi, inclusi reni, vie aeree superiori, sistema nervoso, urinario e riproduttivo.
La Commissione Lancet Diabetes & Endocrinology raccomanda che le persone con obesità clinica debbano avere un accesso tempestivo a trattamenti basati su evidenze, mirati a migliorare — o, quando possibile, risolvere — le manifestazioni cliniche della condizione e prevenire danni progressivi agli organi (piuttosto che concentrarsi esclusivamente su misure surrogate come la perdita di peso). Il miglioramento o la remissione delle manifestazioni cliniche dell’obesità (ad esempio, condizioni cardiovascolari, metaboliche o muscoloscheletriche) può richiedere diverse intensità di trattamento e gradi di riduzione del peso.
Il trattamento delle persone con obesità dovrebbe concentrarsi sulla riduzione del rischio e sulla prevenzione della progressione verso l’obesità clinica o altre malattie correlate. È fondamentale fornire consulenza sanitaria a queste persone per favorire la perdita di peso o prevenire l’aumento ponderale, garantire un monitoraggio continuo nel tempo e attuare interventi mirati per la perdita di peso nelle persone ad alto rischio di sviluppare obesità clinica o patologie associate.
Controversie e critiche
Nonostante gli sforzi della Commissione per ridefinire l’obesità, l’European Association for the Study of Obesity (EASO) ha espresso le seguenti principali preoccupazioni:
- Possibili ritardi nel trattamento: Classificare l’obesità preclinica come uno stato di salute preservata potrebbe posticipare interventi necessari, portando a peggiori esiti di salute a lungo termine.
- Sfide diagnostiche: La mancanza di una definizione clinicamente validata per “eccesso di adiposità” potrebbe rendere difficile diagnosticare accuratamente l’obesità.
- Impatto sull’accesso alle cure: Il nuovo sistema di classificazione potrebbe creare inavvertitamente barriere al trattamento, complicare la copertura assicurativa e aumentare lo stigma.
L’EASO sostiene un intervento precoce e un approccio incentrato sul paziente che garantisca che gli individui ricevano cure tempestive e appropriate, indipendentemente dal BMI (vedi la recente pubblicazione “A new framework for the diagnosis, staging and management of obesity in adults“).
Implicazioni per il trattamento di persone con disturbi dell’alimentazione e obesità
Nonostante i dibattiti in corso sulle definizioni di obesità clinica e preclinica, la classificazione proposta dalla Commissione Lancet Diabetes & Endocrinology ha implicazioni cliniche significative e potenzialmente preziose per le persone con disturbi dell’alimentazione e peso elevato.
Questi individui affrontano un triplo fardello di stigma: legato all’obesità, ai disturbi dell’alimentazione e alle condizioni di salute mentale. Riconoscere l’obesità clinica come una malattia potrebbe contribuire a ridurre parte di questo stigma, in particolare quello legato al peso corporeo.
Data la sovrapposizione tra disturbi dell’alimentazione e peso elevato, un approccio ben strutturato al trattamento dell’obesità e dei disturbi dell’alimentazione dovrebbe prioritizzare la minimizzazione del danno, evitando di innescare o aggravare comportamenti alimentari disordinati o condizioni di obesità.
Ad esempio, le persone con peso elevato ma senza disfunzioni organiche o tissutali legate all’obesità, né limitazioni significative nelle attività quotidiane appropriate all’età (classificate come “obesità preclinica” dalla Commissione Lancet o descritte con termini meno medicalizzati, come “peso elevato” o “obesità non clinica”) non dovrebbero essere sottoposte a pressioni indebite per perdere peso né essere medicalizzate prematuramente. Al contrario, l’attenzione dovrebbe essere posta sul trattamento del disturbo dell’alimentazione e sulla promozione di miglioramenti sostenibili dello stile di vita, prevenendo la progressione verso l’obesità clinica e riducendo il rischio di sviluppare abitudini alimentari restrittive disfunzionali o insoddisfazione corporea.
Viceversa, le persone con disturbo dell’alimentazione e obesità clinica necessitano di un approccio multidisciplinare e integrato, che superi i tradizionali modelli separati di trattamento dei disturbi dell’alimentazione e degli interventi focalizzati sulla perdita di peso. Ciò richiede una stretta collaborazione tra endocrinologi, psichiatri, psicologi, dietisti e altri professionisti sanitari, per garantire un trattamento efficace che affronti sia gli aspetti medici (obesità clinica) sia quelli psicologici (disturbo dell’alimentazione), senza peggiorare nessuna delle due condizioni.
Riconoscere la complessità di queste condizioni favorisce un approccio incentrato sulla salute a lungo termine, evitando soluzioni semplicistiche basate esclusivamente sulla perdita di peso.
Incorporando queste considerazioni, i sistemi sanitari possono offrire un’assistenza più efficace, compassionevole e completa per le persone con disturbi dell’alimentazione e obesità, migliorando gli esiti clinici e la loro qualità della vita.
Bibliografia
Busetto, L., Dicker, D., Frühbeck, G., Halford, J. C. G., Sbraccia, P., Yumuk, V., & Goossens, G. H. (2024). A new framework for the diagnosis, staging and management of obesity in adults. Nature Medicine. doi:10.1038/s41591-024-03095-3
Rubino, F., Cummings, D. E., Eckel, R. H., Cohen, R. V., Wilding, J. P. H., Brown, W. A., . . . Mingrone, G. (2025). Definition and diagnostic criteria of clinical obesity. The Lancet Diabetes & Endocrinology. doi:10.1016/s2213-8587(24)00316-4
Obesità clinica: implicazioni per il trattamento dei disturbi dell’alimentazione
Riccardo Dalle Grave
L’obesità è stata tradizionalmente considerata un fattore di rischio per varie malattie. Tuttavia, è sempre più riconosciuta come una malattia dalle società mediche e dai governi. Ad esempio, le Linee guida cliniche canadesi sulla obesità negli adulti del 2020 hanno affermato che: “L’obesità è una malattia cronica prevalente, complessa, progressiva e recidivante, caratterizzata da un accumulo anomalo o eccessivo di grasso corporeo (adiposità) che compromette la salute.” Allo stesso modo, nel 2024, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha definito l’obesità come “una malattia cronica e complessa caratterizzata da eccessivi depositi di grasso che possono compromettere la salute.”
Tuttavia, la concettualizzazione dell’obesità come malattia, piuttosto che come semplice fattore di rischio per altre malattie, rimane altamente controversa e ha implicazioni significative sia per gli interventi di sanità pubblica che per gli individui che convivono con l’obesità.
Il principale punto controverso deriva dalle soglie dell’Indice di Massa Corporea (IMC) utilizzate dall’OMS per definire l’obesità, che sono state progettate e studiate come predittori di malattie o mortalità futura nella popolazione, ma non come misure di malattia esistente in un singolo individuo. Infatti, alcune persone con un BMI di 30 o superiore — tradizionalmente utilizzato per definire l’obesità —non sperimentano disfunzioni degli organi o limitazioni fisiche. Al contrario, altre persone con un BMI inferiore a 30 sviluppano danni e complicazioni legate all’obesità Esistono anche persone con un BMI elevato, bassa adiposità e alta densità muscolare (ad esempio, bodybuilder/atleti con corpi più grandi).
La Commissione Lancet Diabetes & Endocrinology
La Commissione Lancet Diabetes & Endocrinology ha recentemente affrontato questa controversia con l’obiettivo di stabilire criteri oggettivi per diagnosticare l’obesità clinica, supportando le decisioni cliniche, prioritizzando i trattamenti terapeutici e orientando le strategie di sanità pubblica.
Per raggiungere questo obiettivo, un gruppo di 58 esperti provenienti da diverse discipline mediche e paesi ha esaminato le evidenze disponibili e partecipato a un processo di consenso strutturato. Il gruppo includeva anche persone con esperienza personale di obesità per garantire che le prospettive dei pazienti fossero completamente considerate.
Definizioni e implicazioni cliniche
Obesità: Una condizione caratterizzata da eccesso di adiposità, con o senza alterazioni nella distribuzione dei depositi di grasso o cambiamenti funzionali nel tessuto adiposo. La presenza di eccesso di adiposità può essere raggiunta attraverso uno dei seguenti quattro criteri:
*I valori sono per la popolazione caucasica; i criteri per altri gruppi etnici possono variare.*
Obesità preclinica: Uno stato di eccesso di adiposità in cui la funzione di altri tessuti e organi rimane intatta, ma è associato a un aumentato rischio di sviluppare obesità clinica e altre malattie croniche non trasmissibili, come diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari, alcuni tumori e disturbi della salute mentale.
Obesità clinica: Una malattia cronica dovuta solo all’obesità, caratterizzata da segni e sintomi di disfunzione degli organi in corso e/o ridotta capacità di svolgere attività quotidiane (ad esempio, fare il bagno, vestirsi, usare il bagno, mantenere la continenza o mangiare). Le persone che vivono con obesità clinica hanno una ridotta funzionalità dei tessuti o degli organi a causa dell’obesità, come ad esempio:
La Commissione Lancet Diabetes & Endocrinology raccomanda che le persone con obesità clinica debbano avere un accesso tempestivo a trattamenti basati su evidenze, mirati a migliorare — o, quando possibile, risolvere — le manifestazioni cliniche della condizione e prevenire danni progressivi agli organi (piuttosto che concentrarsi esclusivamente su misure surrogate come la perdita di peso). Il miglioramento o la remissione delle manifestazioni cliniche dell’obesità (ad esempio, condizioni cardiovascolari, metaboliche o muscoloscheletriche) può richiedere diverse intensità di trattamento e gradi di riduzione del peso.
Il trattamento delle persone con obesità dovrebbe concentrarsi sulla riduzione del rischio e sulla prevenzione della progressione verso l’obesità clinica o altre malattie correlate. È fondamentale fornire consulenza sanitaria a queste persone per favorire la perdita di peso o prevenire l’aumento ponderale, garantire un monitoraggio continuo nel tempo e attuare interventi mirati per la perdita di peso nelle persone ad alto rischio di sviluppare obesità clinica o patologie associate.
Controversie e critiche
Nonostante gli sforzi della Commissione per ridefinire l’obesità, l’European Association for the Study of Obesity (EASO) ha espresso le seguenti principali preoccupazioni:
L’EASO sostiene un intervento precoce e un approccio incentrato sul paziente che garantisca che gli individui ricevano cure tempestive e appropriate, indipendentemente dal BMI (vedi la recente pubblicazione “A new framework for the diagnosis, staging and management of obesity in adults“).
Implicazioni per il trattamento di persone con disturbi dell’alimentazione e obesità
Nonostante i dibattiti in corso sulle definizioni di obesità clinica e preclinica, la classificazione proposta dalla Commissione Lancet Diabetes & Endocrinology ha implicazioni cliniche significative e potenzialmente preziose per le persone con disturbi dell’alimentazione e peso elevato.
Questi individui affrontano un triplo fardello di stigma: legato all’obesità, ai disturbi dell’alimentazione e alle condizioni di salute mentale. Riconoscere l’obesità clinica come una malattia potrebbe contribuire a ridurre parte di questo stigma, in particolare quello legato al peso corporeo.
Data la sovrapposizione tra disturbi dell’alimentazione e peso elevato, un approccio ben strutturato al trattamento dell’obesità e dei disturbi dell’alimentazione dovrebbe prioritizzare la minimizzazione del danno, evitando di innescare o aggravare comportamenti alimentari disordinati o condizioni di obesità.
Ad esempio, le persone con peso elevato ma senza disfunzioni organiche o tissutali legate all’obesità, né limitazioni significative nelle attività quotidiane appropriate all’età (classificate come “obesità preclinica” dalla Commissione Lancet o descritte con termini meno medicalizzati, come “peso elevato” o “obesità non clinica”) non dovrebbero essere sottoposte a pressioni indebite per perdere peso né essere medicalizzate prematuramente. Al contrario, l’attenzione dovrebbe essere posta sul trattamento del disturbo dell’alimentazione e sulla promozione di miglioramenti sostenibili dello stile di vita, prevenendo la progressione verso l’obesità clinica e riducendo il rischio di sviluppare abitudini alimentari restrittive disfunzionali o insoddisfazione corporea.
Viceversa, le persone con disturbo dell’alimentazione e obesità clinica necessitano di un approccio multidisciplinare e integrato, che superi i tradizionali modelli separati di trattamento dei disturbi dell’alimentazione e degli interventi focalizzati sulla perdita di peso. Ciò richiede una stretta collaborazione tra endocrinologi, psichiatri, psicologi, dietisti e altri professionisti sanitari, per garantire un trattamento efficace che affronti sia gli aspetti medici (obesità clinica) sia quelli psicologici (disturbo dell’alimentazione), senza peggiorare nessuna delle due condizioni.
Riconoscere la complessità di queste condizioni favorisce un approccio incentrato sulla salute a lungo termine, evitando soluzioni semplicistiche basate esclusivamente sulla perdita di peso.
Incorporando queste considerazioni, i sistemi sanitari possono offrire un’assistenza più efficace, compassionevole e completa per le persone con disturbi dell’alimentazione e obesità, migliorando gli esiti clinici e la loro qualità della vita.
Bibliografia
Busetto, L., Dicker, D., Frühbeck, G., Halford, J. C. G., Sbraccia, P., Yumuk, V., & Goossens, G. H. (2024). A new framework for the diagnosis, staging and management of obesity in adults. Nature Medicine. doi:10.1038/s41591-024-03095-3
Rubino, F., Cummings, D. E., Eckel, R. H., Cohen, R. V., Wilding, J. P. H., Brown, W. A., . . . Mingrone, G. (2025). Definition and diagnostic criteria of clinical obesity. The Lancet Diabetes & Endocrinology. doi:10.1016/s2213-8587(24)00316-4