Modificazione dello stile di vita o chirurgia bariatrica?

In questi ultimi giorni, dopo la morte di una giovane donna in seguito alle complicanze di un intervento di sleeve gastrectomy, ci sono state delle discussioni accese sull’opportunità di eseguire la chirurgia barbarica per il trattamento dell’obesità,
Personalmente credo che quando una persona ha un’obesità grave che compromette in modo significativo la sua salute e qualità di vita e non risponde a forme meno intensive di cura, “per il momento” non ci sono alternative alla chirurgia bariatrica. Purtroppo, con sempre maggiore frequenza ho osservato nella mia pratica clinica pazienti che sono stati sottoposti a un intervento di chirurgia barbarica  senza un’adeguata preparazione e selezione. Inoltre, le indicazioni per questi interventi, che ricordo danneggiano degli organi sani, si stanno allargando sempre di più, in assenza di studi di esito longitudinali a lungo termine, anche a pazienti che hanno un’obesità che non ha ancora gravemente danneggiato la loro salute. Inoltre, è bene ricordare che nessuno studio randomizzato e controllato ha fino ad ora dimostrato che la chirurgia bariatrica migliori l’aspettativa di vita.
Quando invece l’obesità non ha ancora gravemente compromesso la qualità di vita dei pazienti, penso che l’intervento più indicato sia quello basato sulla modificazione dello stile di vita. A questo proposito vi suggerisco di leggere un articolo appena pubblicato online su Lancet Diabetes & Endocrinology http://www.thelancet.com/journals/landia/article/PIIS2213-8587(17)30176-6/fulltext e recensito sul sito dell’AIDAP. Lo studio, una post-analisi del LookHAED study, ha trovato che i partecipanti con diabete scarsamente controllato o con diabete controllato e in buone condizioni di salute  (85% della popolazione) trattati con un programma di perdita di peso basato sulla terapia cognitivo comportamentale ottengono una riduzione significativa dopo 8 anni degli eventi cardiovascolari rispetto ai controlli. In contrasto quelli con diabete compensato ma scarse condizioni di salute sperimentano un incremento degli eventi cardiovascolari.
Purtroppo la medicalizzazione eccessiva dell’obesità verificatasi negli ultimi anni, a mio avviso, sta allontanando l’attenzione dai comportamenti e dai processi cognitivi disfunzionali dei pazienti e dall’ambiente obesogeno, con tutta probabilità le due cause principali dell’aumento dell’incidenza mondiale dell’obesità nelle persone geneticamente predisposte, su cui dovremo porre i nostri sforzi con politiche preventive di salute pubblica che tuttora sono inadeguate per prevenire l’epidemia dell’obesità.