La terapia integrativa cognitivo affettiva (ICAT) è davvero un’alternativa alla terapia cognitivo comportamentale potenziata (CBT-E) nel trattamento della bulimia nervosa?

A cura di: Simona Calugi

AIDAP Firenze e Empoli

Wonderlich e colleghi, in recente articolo pubblicato su Psychological Medicine, hanno confrontato l’efficacia di due interventi terapeutici condotti su pazienti affetti da bulimia nervosa (BN). Da una parte la terapia cognitivo comportamentale potenziata (CBT-E), definita come il trattamento d’elezione per la BN e la terapia integrativa cognitivo-affettiva (ICAT), un intervento basato sul modello multidimensionale dei sintomi bulimici, diviso in 4 fasi e focalizzato sui fattori di mantenimento del disturbo dell’alimentazione, in particolare le emozioni, la cognizione auto-orientata e la riabilitazione nutrizionale.

Ho letto con interesse questo lavoro che ha concluso che i due interventi terapeutici hanno un’efficacia simile, sia a fine terapia che a 4 mesi di follow-up, in termini di frequenza di episodi bulimici e vomito auto-indotto, gravità della psicopatologia del disturbo dell’alimentazione, presenza di sintomi psichiatrici in comorbilità, regolazione emotiva e auto-discrepanza cognitiva. Tuttavia, il modello teorico dell’ICAT, pur con differenze sostanziali rispetto a quello della CBT-E, ha ripreso molte delle strategie terapeutiche della CBT-E (auto-monitoraggio in tempo reale, regolarizzazione dell’alimentazione, eventi e stati emotivi che influenzano l’alimentazione), tanto da rendere difficile, in molte fasi del trattamento, discriminare le due terapie. A conferma di questo, la ICAT e la CBT-E non differiscono nemmeno sugli esiti di aspetti specifici che la ICAT affronta e la CBT-E no, come ad esempio l’auto-discrepanza cognitiva.

Un altro aspetto critico dello studio riguarda il fatto che i terapeuti hanno ricevuto un training  nella CBT-BN piuttosto che nella CBT-E. Questo rende i terapeuti che hanno condotto la CBT-E inesperti nell’applicazione di questa nuova forma potenziata della CBT e limita, così, la validità interna dello studio.

Infine, un follow-up così breve non permette di valutare gli effetti a lungo termine dell’ICAT, che invece, sono sempre più essenziali per definire una terapia efficace.

I trial randomizzati e controllati sono molto importanti per verificare quale intervento è più efficace e quindi, orientare la pratica clinica, ma occorre fare molta attenzione all’implementazione corretta delle terapie e a non sovrapporre gli interventi terapeutici, tanto da dover concludere che tutti gli interventi sono simili e quindi, ciò che più conta, sono i cosiddetti fattori a-specifici. Ormai molta ricerca ha già dimostrato che ogni intervento funziona grazie al fatto che affronta meccanismi specifici della psicopatologia.

Ancora siamo lontani dal poter affermare che la ICAT è una terapia alternativa alla CBT-E nel trattamento della bulimia nervosa.

Bibliografia

Wonderlich SA, Peterson CB, Crosby RD, et al. A randomized controlled comparison of integrative cognitive-affective therapy (ICAT) and enhanced cognitive-behavioral therapy (CBT-E) for bulimia nervosa. Psychol Med. 2014 Feb;44(3):543-53.

Fairburn CG, Cooper Z, Doll HA, et al. Transdiagnostic cognitive-behavioral therapy for patients with eating disorders: a two-site trial with 60-week follow-up. Am J Psychiatry. 2009 Mar;166(3):311-9.

Poulsen S, Lunn S, Daniel SI, et al. A randomized controlled trial of psychoanalytic psychotherapy or cognitive-behavioral therapy for bulimia nervosa. Am J Psychiatry. 2014 Jan 1;171(1):109-16.