Riccardo Dalle Grave
La Terapia Cognitivo-Comportamentale Migliorata (CBT-E) è un approccio innovativo e centrato sul paziente che aiuta gli adolescenti a riconquistare il controllo della propria salute mentale. Ecco come funziona.
Perché il coinvolgimento è tutto
I disturbi dell’alimentazione — come anoressia nervosa, bulimia nervosa e disturbo da binge-eating — rappresentano sfide psicologiche complesse e gravi, spesso associate a conseguenze fisiche e sociali importanti. Eppure, molti adolescenti non vogliono essere aiutati, perché non riconoscono i propri comportamenti come dannosi. Questo rende difficile avviare e mantenere la terapia.
La CBT-E parte da un principio chiave: coinvolgere il paziente in modo attivo. Il terapeuta lavora insieme all’adolescente, non sopra di lui. L’obiettivo è responsabilizzare il giovane nella costruzione del proprio percorso di guarigione.
Cos’è la CBT-E?
CBT-E (Enhanced Cognitive Behaviour Therapy) è una forma di psicoterapia basata su prove scientifiche, inizialmente sviluppata per gli adulti e successivamente adattata agli adolescenti. Si distingue per il suo approccio collaborativo e personalizzato, che vede il paziente come protagonista del cambiamento.
6 strategie chiave per coinvolgere gli adolescenti nella CBT-E
1. Costruire una relazione collaborativa
Fin dal primo incontro, il terapeuta adotta un atteggiamento empatico e non giudicante. Si concentra sull’ascolto attivo e sull’interesse autentico per la vita del paziente, al di là del disturbo.
2. Spiegare i modelli del disturbo
Il terapeuta illustra due visioni: il modello di malattia, che considera il disturbo come una malattia da controllare esternamente, e il modello psicologico della CBT-E, che punta a rendere il paziente consapevole e attivo nel cambiamento. Questo aiuta l’adolescente a sentirsi partecipe e non solo “malato”.
3. Aiutare a comprendere i meccanismi di mantenimento
Con l’uso di strumenti visivi, come la formulazionee personalizzata, e schede di automonitoraggio, il paziente inizia a identificare pensieri e comportamenti che mantengono il disturbo. Questa consapevolezza motiva il cambiamento.
4. Responsabilizzare il cambiamento
Il trattamento CBT-E è diviso in tre fasi:
- Passo 1: Coinvolgimento e decisione di cambiare
- Passo 2: Affrontare i comportamenti e pensieri disfunzionali
- Passo 3: Prevenzione delle ricadute e mantenimento
Il cambiamento non è imposto: il terapeuta propone “esperimenti” che l’adolescente può scegliere di provare, mantenendo il controllo.
5. Compiti personalizzati
Tra una seduta e l’altra, il terapeuta suggerisce attività concrete (monitoraggi, esercizi cognitivi, esposizioni a cibi temuti, ecc.), sempre concordate insieme. Questo rafforza l’autonomia e permette di lavorare anche al di fuori della terapia.
6. Coinvolgere i genitori come aiutanti
Nella CBT-E i genitori non sono “controllori”, ma figure di supporto emotivo. Partecipano solo in momenti strategici, sempre con il consenso del ragazzo/a. Nei casi con dinamiche familiari complesse, il terapeuta può aiutare a migliorare la comunicazione e ridurre i conflitti.
Perché gli adolescenti rispondono bene alla CBT-E
- Rispetta la loro autonomia
- Si adatta al singolo individuo
- Affronta emozioni, pensieri e relazioni
- Aiuta a costruire autostima e fiducia
Risultati promettenti
Gli studi mostrano che molti adolescenti trattati con CBT-E migliorano significativamente. In alcuni casi, la percentuale di mantenimento dei risultati a distanza è del 66–70%. CBT-E si dimostra efficace anche in situazioni complesse o resistenti ad altri trattamenti.
Conclusione: guarire insieme
La CBT-E non è solo un trattamento: è una partnership terapeutica. Aiuta gli adolescenti a comprendere se stessi, ad affrontare le proprie paure e a costruire un futuro libero dal disturbo alimentare. In un mondo dove spesso non si sentono ascoltati, questa terapia insegna loro che la loro voce ha valore.
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CBT-E per adolescenti: aiuta a superare i disturbi dell’alimentazione con un approccio che coinvolge attivamente sul paziente
Riccardo Dalle Grave
La Terapia Cognitivo-Comportamentale Migliorata (CBT-E) è un approccio innovativo e centrato sul paziente che aiuta gli adolescenti a riconquistare il controllo della propria salute mentale. Ecco come funziona.
Perché il coinvolgimento è tutto
I disturbi dell’alimentazione — come anoressia nervosa, bulimia nervosa e disturbo da binge-eating — rappresentano sfide psicologiche complesse e gravi, spesso associate a conseguenze fisiche e sociali importanti. Eppure, molti adolescenti non vogliono essere aiutati, perché non riconoscono i propri comportamenti come dannosi. Questo rende difficile avviare e mantenere la terapia.
La CBT-E parte da un principio chiave: coinvolgere il paziente in modo attivo. Il terapeuta lavora insieme all’adolescente, non sopra di lui. L’obiettivo è responsabilizzare il giovane nella costruzione del proprio percorso di guarigione.
Cos’è la CBT-E?
CBT-E (Enhanced Cognitive Behaviour Therapy) è una forma di psicoterapia basata su prove scientifiche, inizialmente sviluppata per gli adulti e successivamente adattata agli adolescenti. Si distingue per il suo approccio collaborativo e personalizzato, che vede il paziente come protagonista del cambiamento.
6 strategie chiave per coinvolgere gli adolescenti nella CBT-E
1. Costruire una relazione collaborativa
Fin dal primo incontro, il terapeuta adotta un atteggiamento empatico e non giudicante. Si concentra sull’ascolto attivo e sull’interesse autentico per la vita del paziente, al di là del disturbo.
2. Spiegare i modelli del disturbo
Il terapeuta illustra due visioni: il modello di malattia, che considera il disturbo come una malattia da controllare esternamente, e il modello psicologico della CBT-E, che punta a rendere il paziente consapevole e attivo nel cambiamento. Questo aiuta l’adolescente a sentirsi partecipe e non solo “malato”.
3. Aiutare a comprendere i meccanismi di mantenimento
Con l’uso di strumenti visivi, come la formulazionee personalizzata, e schede di automonitoraggio, il paziente inizia a identificare pensieri e comportamenti che mantengono il disturbo. Questa consapevolezza motiva il cambiamento.
4. Responsabilizzare il cambiamento
Il trattamento CBT-E è diviso in tre fasi:
Il cambiamento non è imposto: il terapeuta propone “esperimenti” che l’adolescente può scegliere di provare, mantenendo il controllo.
5. Compiti personalizzati
Tra una seduta e l’altra, il terapeuta suggerisce attività concrete (monitoraggi, esercizi cognitivi, esposizioni a cibi temuti, ecc.), sempre concordate insieme. Questo rafforza l’autonomia e permette di lavorare anche al di fuori della terapia.
6. Coinvolgere i genitori come aiutanti
Nella CBT-E i genitori non sono “controllori”, ma figure di supporto emotivo. Partecipano solo in momenti strategici, sempre con il consenso del ragazzo/a. Nei casi con dinamiche familiari complesse, il terapeuta può aiutare a migliorare la comunicazione e ridurre i conflitti.
Perché gli adolescenti rispondono bene alla CBT-E
Risultati promettenti
Gli studi mostrano che molti adolescenti trattati con CBT-E migliorano significativamente. In alcuni casi, la percentuale di mantenimento dei risultati a distanza è del 66–70%. CBT-E si dimostra efficace anche in situazioni complesse o resistenti ad altri trattamenti.
Conclusione: guarire insieme
La CBT-E non è solo un trattamento: è una partnership terapeutica. Aiuta gli adolescenti a comprendere se stessi, ad affrontare le proprie paure e a costruire un futuro libero dal disturbo alimentare. In un mondo dove spesso non si sentono ascoltati, questa terapia insegna loro che la loro voce ha valore.
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